Afte

Mal di gola e afte

 

Quando si ha il “mal di gola”, si tende a considerarlo un malanno definito e a curarlo secondo certe convenzioni.

In realtà “mal di gola” è un’etichetta generica che, esattamente come “influenza”, non ci dà informazioni su cosa stia facendo il corpo.

Allora è importante osservare i sintomi.

Rimanendo per ora nella cavità orale, sono presenti tessuti che si comportano in modi differenti: lo strato più basso è la submucosa orale di origine endodermica, che in Fase Attiva aumenta la propria funzione (assorbente o escretoria) senza sintomi evidenti.

 

In soluzione i processi di riparazione con funghi o micobatteri (micosi) producono le afte, che si manifestano con le dolorose ulcerazioni della mucosa soprastante, giallognole all’interno con un contorno eritematoso che brucia (chiamate ulcere aftose, candidosi orale, stomatite, faringite…).

Questo è il classico mal di gola bruciante.

 

Se si riconoscono questi sintomi, si è in una fase di soluzioni di conflitti inerenti il “boccone che non si riesce a ingoiare o a sputare, sia in senso reale – ad esempio un malato grave che per il dolore non riesce ad assumere correttamente il cibo – sia in senso traslato – ad esempio un uomo che pensa di avere vinto al lotto e invece scopre che la schedina non è stata registrata (non riesce ad afferrare il boccone).
Attenzione: non si tratta strettamente di sputare “parole”, sputare il rospo”, che è invece una percezione corticale molto lontana dal sentito arcaico delle submucose. Tra qualche pagina comprenderai la differenza.

La sensazione dolorosa e bruciante compare dopo alcune ore dall’inizio del processo batterico, coincidente con il fatto concreto CL.

Per la submucosa la lateralità destra della bocca è relativa al non riuscire a ingoiare il boccone, quella sinistra a non riuscire a sputarlo.

 

Per la qualità secernente, sono le ghiandole salivari ad occuparsi di bagnare il boccone per poterlo inglobare o sputare meglio.

Un limone è buono, ma è anche molto acido, e per poterlo deglutire è necessaria molta saliva che lo neutralizzi: così intervengono le ghiandole parotidi, sottomandibolare e sottolinguale, aumentandone la produzione (Fase Attiva), senza ulteriori sintomi.

La percezione biologica è quella in una situazione di allerta per “qualcosa che ho afferrato, che è buono ma è un po ostico”, o “qualcosa che ho afferrato, ma devo sputare fuori”.

In PCL-A si avverte immediatamente un drastico calo di produzione: la bocca secca è il segnale preciso che indica il momento in cui il boccone è stato definitivamente deglutito o sputato.

 

Se oltre all’aumento di produzione c’è stata anche una crescita di tessuto ghiandolare, si avrà in PCL un processo infiammatorio con presenza di micobatteri, che potrebbe essere chiamato parotite.

 

La ghiandola può gonfiarsi lentamente in Fase Attiva in corrispondenza dell’aumento funzionale, divenendo progressivamente notevole nell’arco di alcune settimane/mesi.

Quando invece i gonfiori sono molto pronunciati e improvvisi (dalla sera alla mattina), non si tratta della ghiandola in sé, ma di un processo sul suo dotto escretore che in PCL-A si occlude, bloccando la saliva e gonfiando di colpo la testa della ghiandola.

E’ questo il caso dei cosiddetti orecchioni.

Se quindi il gonfiore appare alla mattina appena svegli, la CL è avvenuta poco prima di andare a dormire (massimo un paio d’ore), se appare di giorno è avvenuta entro 1-2 ore prima.

Essendo i dotti costituiti  di tessuto ectodermico, la percezione biologica contiene una sfumatura di impedimento, separazione.

 

Soprastante la submucosa della cavità orale c’è l’epitelio pavimentoso ectodermico, che aumenta la sensibilità in Fase Attiva dando quella sensazione di piuma che solletica in gola, con una tossettina che sembra volerla sputare.

In soluzione si sperimenta il calore da PCL-A e la mucosa ripara con il tipico pizzicore.

 

Il tessuto ectodermico risponde al sentito biologico della perdita di contatto, che nella bocca può essere tradotto come “non volere un contatto con qualcosa che va in bocca” oppure “non poter dire qualcosa”, “essere impedito nel dire qualcosa che si ha sul cuore”.

L’azione di “sputare la piuma” (o “sputare il rospo”) porta in PCL con gonfiore ma senza dolore.

Se il sintomo è prevalente nel lato destro della bocca, per un destrimane è il relazione a partner, papà, colleghi, ecc., se a sinistra in relazione a mamma o figli (per i mancini l’esatto opposto).

 

 

 

Tratto da “Noi siamo il nostro corpo”

Creature di percezione concepite per imparare illimitatamente

di Mauro Sartorio