Asma
Vie respiratorie: Asma e panico
Asma e panico
La crisi d’asma è una Crisi Epilettoide (in questo caso epilettica poiché muscolare) a metà di una fase di riparazione PCL.
La crisi sarà a carico della muscolatura bronchiale quando si ha difficoltà ad espirare, broncospasmo, e quando si avverte il tipico fischio.
Sarà invece a carico della muscolatura laringea quando si ha difficoltà ad inspirare, a tirare dentro aria, laringospasmo.
A volte sono coinvolte nel processo anche le mucose (quelle che fanno bronchite e laringite): con le mucose bronchiali si ha catarro profondo, con la laringe si ha catarrino in gola che non si stacca.
La crisi si manifesta in “costellazione”, ovvero quando c’è, contemporaneamente, sia un processo sui bronchi o sulla laringe, sia un processo attivo nell’altro emisfero della corteccia cerebrale perinsulare.
Se i due processi dovessero riguardare insieme bronchi e laringe, potrebbe verificarsi quello che viene chiamato “stato asmatico”, una condizione sintomatica più difficile a causa della difficoltà sia a inspirare sia a espirare.
I muscoli bronchiali e laringei, innervati dalla corteccia motoria, in Fase Attiva riducono la funzione (motricità) senza sintomi rilevanti per i bronchi, e con una leggera difficoltà a inspirare per la laringe.
In soluzione PCL-A la laringe ha un ulteriore calo che può dare afonia (flaccidità della muscolatura laringea) e in PCL-B lento ripristino.
Ma è la Crisi Epilettica che produce lo sbattimento tonico-clonico muscolare che viene chiamato crisi asmatica.
La percezione biologica con la quale l’organismo reagisce sui bronchi in Fase Attiva è, per un destrimane, la “minaccia per il proprio territorio”: una situazione di improvvisa instabilità e incertezza, che può essere visualizzata come un animale minaccioso che tenta di saltare al di qua della staccionata.
La percezione che conduce la laringe è invece di “spavento improvviso” che chiude la gola, una colorazione vissuta più femminilmente dello stesso pericolo nel territorio.
La crisi di asma viene però in seguito alla soluzione CL, quindi dopo che la situazione di incertezza è stata già messa in sicurezza.
Le Crisi Epilettoidi, a differenza delle CL che sono un fatto concreto che rilassa l’organismo, sono un automatismo biologico che piomba proprio nel mezzo della fase di riparazione.
“Mi hanno detto di soppiatto che la mia azienda sta per essere acquisita da un colosso e quindi io rischio il licenziamento (Fase Attiva); poi dopo un mese il direttore mi dice che sono incaricato di gestire la fusione (CL); il giorno dopo ho un po’ di bronchite (PCL-A della mucosa); nei giorni successivi non ho grossi sintomi, ma dopo 2 settimane esatte, una notte, ho una crisi di asma (CE)”.
Tutte le crisi epilettoidi sono eventi che prendono di sorpresa, e per questo possono spaventare chi è già in un processo da “spavento improvviso”.
E’ allora molto facile che la stessa crisi di asma diventi motivo di spavento, trattenendo la persona in sospeso, sia prolungando la singola crisi (che nel suo sviluppo naturale non dura più di 20 secondi), sia riproponendosi per lunghi periodi.
In effetti la crisi di asma è una delle diverse crisi di panico possibili, anche se convenzionalmente, non vengono messe in associazione.
Si deve ricordare che la Crisi Epilettoide è un acutizzazione concentrata dello stesso processo organico della Fase Attiva, la quale si traduce per la laringe in “spavento”: uno spavento acutizzato e concentrato è, infatti, “panico”.
Non esiste un unico attacco di panico, ma può avere diverse sfumature, poiché è la traduzione emotiva, attuata dal sesto senso, della Crisi Epilettoide di diversi tessuti:
1) i muscoli dei bronchi e della laringe: come abbiamo visto, si tratta della CE di una percezione di essere bloccato dalla paura per qualcosa che è minaccioso, accompagnata dai sintomi respiratori.
La persona può notare che sogna spesso di volare, planare o cadere nel vuoto.
2) le vestigia degli ex dotti tiroidei: la CE esaspera un tipo di panico per impotenza, nella sensazione di dover fare “in fretta, in fretta!”, “se non lo faccio subito è la fine del mondo”.
Gli archi branchiali: la CE si manifesta con la paura di tutto, “paura che qualcosa mi piombi addosso di colpo”, che origina da una DHS di spavento, avuto da qualcosa che si è parato di fronte all’improvviso.
Un segno rilevante che la persona manifesta nella vita quotidiana sono gli occhi che strabuzzano.
Se sono attivi entrambi, sia i dotti tiroidei sia gli archi branchiali, la crisi di panico dà anche la sensazione di svenimento.
3) nel pancreas, l’area degli zuccheri: con la CE delle cellule produttrici di insulina si ha crisi iperglicemica, con la sensazione di “camminare sull’ovatta”, “mi sento staccato dal mondo, mi sembra di vederlo da un cannocchiale al contrario”. Con la CE delle cellule produttrici di glucagone si ha crisi ipoglicemica, con lieve sudore freddo.
Le Crisi Epilettoidi di questa area della corteccia cerebrale hanno un decorso massimo teorico nell’ordine dei 20 secondi, ma spesso il panico genera panico, mantenendo il processo sospeso per diversi minuti.
Quello che viene chiamato “stato di ansia” non è una Crisi Epilettoide che avviene a ciel sereno come l’attacco di panico, ma uno stato di paura da Fase Attiva, in cui i muscoli della laringe stringono un po’ la gola: spesso si alimenta, per esempio, con lo spavento per il sopraggiungere di sintomi (ansia per una improvvisa tachicardia).
Tratto da “Noi siamo il nostro corpo”
Creature di percezione concepite per imparare illimitatamente
di Mauro Sartorio