Cuore – Extrasistole
Cardio-circolatorio
Cuore: infarto al miocardio, extrasistole. Pressione bassa
Per la complessità di questo organo, sarà necessario affrontare in diverse fasi i vari tessuti con le relative innervazioni.
Il cuore è infatti connesso al suo “computer”, il cervello, attraverso ben 8 aree cerebrali: 2 aree del midollo cerebrale che conducono la muscolatura striata dei ventricoli (miocardio destro e sinistro), 2 aree della corteccia motoria che inviano il segnale motorio, 2 aree del tronco cerebrale che innervano la muscolatura liscia dei due atrii, e 2 aree della corteccia perinsulare che conducono bradicardia e tachicardia attraverso il nodo atrioventricolare.
Ogni tessuto e area cerebrale ha la sua diversa funzione, e in base a questa si attiva una particolare fisiologia speciale per affrontare gli ostacoli della vita.
In questo capitolo approfondisco le condizioni fisiche relative al solo miocardio, quali: extrasistole, pressione bassa, infarto del miocardio, edema polmonare, ipertrofia cardiaca, soffio al cuore.
Altri sintomi riferiti al cuore non sono presenti in questo capitolo poiché non sono riconducibili al muscolo cardiaco.
I ventricoli: sono le due camere inferiori del cuore, muscoli striati con la funzione di pompare il sangue verso i polmoni (ventricolo destro) e verso il resto del corpo (ventricolo sinistro).
Sono innervati dal midollo cerebrale (mesoderma recente), che sulla curva bifasica fa necrosi e atrofia in Fase Attiva (senza sintomi evidenti), mentre gonfia e cresce in riparazione PCL.
Come per tutti i muscoli striati, nel periodo immediatamente successivo la CL (soluzione) il muscolo cede, in modo da permettersi un tempo di riposo caratterizzato da ipocinesia (per evitare di essere strappato durante la riparazione) e di conseguenza riduce il gettito: in PCL-A si possono quindi avvertire extrasistole, che sono battiti “fuori ritmo” provocati dal cedimento e da movimenti compensatori.
Durante la fase PCL-A, si possono riconoscere alcuni precisi sintomi, caratteristici per ognuno dei due ventricoli, che danno indicazioni molto utili sul processo in corso:
1) Se è il ventricolo destro a essere in PCL-A:
– il ventricolo sinistro batte più secco per compensare la riduzione del gettito del destro (quando auscultato è un battito molto caratteristico)
– si sente il “cuore battere in gola”, poiché il ventricolo sinistro spinge più forte il sangue nell’aorta e nelle carotidi, tappezzate internamente di epitelio che ha sensibilità
– in certi momenti si può percepire quel dolore indefinito al braccio sinistro (per concomitanza di aree di conduzione nel midollo cerebrale)
– si può avvertire dispnea, cioè difficoltà a riempire pienamente i polmoni fino in basso, a causa della flaccidità della muscolatura striata del diaframma sinistro (per concomitanza di aree di conduzione nel midollo cerebrale).
2) Se è il ventricolo sinistro a essere in PCL-A:
– la pressione sanguigna si abbassa drasticamente, durante una soluzione importante anche fino a 70-60 di massima e 40 di minima. Quando la massima è sotto i 90 è inevitabile che ci si trovi in PCL-A del ventricolo sinistro
– senso di collassamento
– il ventricolo destro spinge di più per compensazione, creando sovrapressione nelle arterie polmonari e conseguente trasudamento, che può provocare edema polmonare (acqua nel polmone). L’edema si aggrava in presenza del “conflitto del profugo”.
– In certi momenti si può percepire quel dolore indefinito al braccio destro (per concomitanza di aree nel midollo cerebrale).
Essendo il ventricolo sinistro quello che manda il sangue direttamente al corpo e al cervello, un processo sul sinistro è situazione più delicata che quello sul destro.
Il collassare in PCL-A è in effetti utile all’organismo, poiché costringe a stendersi a terra in posizione orizzontale, agevolando la circolazione sanguigna a tutto il corpo e specialmente al cervello.
Conclusa la prima fase di riparazione PCL-A (nella curva ideale massimo 3 settimane), si produce per qualche secondo (nella curva ideale massimo un minuto) la contrazione tonica del muscolo (come un crampo) che è la Crisi Epilettoide, anche detta infarto del miocardio.
E’ evidente che se il “crampo” è molto intenso e prolungato, può mettere in pericolo di vita l’organismo, ma è comunque parte di un processo fisiologico ordinario.
Il nostro cuore fa spesso piccoli infarti che passano inosservati, o che a volte possono essere avvertiti come “un colpo”, simile a un’extrasistole.
L’infarto del miocardio destro e del miocardio sinistro sono 2 dei 4 infarti possibili: l’infarto delle arterie coronariche non riguardano il muscolo cardiaco, e sono quindi trattati nel prossimo capitolo.
La fase PCL-B prosegue e conclude il ripristino delle fibre muscolari precedentemente atrofizzate, facendolo con una produzione di cellule maggiore rispetto all’inizio, ovvero aumentando un po’ la massa muscolare.
Nei casi di ipertrofia (cuore ingrossato) siamo semplicemente in presenza di continue recidive di atrofia e riparazione dei ventricoli, tali da aumentare notevolmente, col passare del tempo, la massa muscolare.
Generalmente si ritiene che le lesioni (cicatrici) che si possono trovare nel miocardio siano dovute a mancanza di irrorazione del muscolo da parte di arterie occluse, ma in realtà sono la conseguenza di ripetute necrosi e riparazioni.
Il processo di cicatrizzazione può quindi rendere il muscolo un po’ fibrotico (abbondantemente cicatrizzato) e smagliato.
Tipicamente la fisiologia speciale si attiva soprattutto su uno dei due ventricoli, così l’ingrossamento ventricolare asimmetrico può deformare più o meno notevolmente la struttura e creare il cosiddetto “soffio al cuore”, che è una non perfetta chiusura delle valvole cardiache, a volte temporanea, che causa un po’ di reflusso di sangue.
Questa è una condizione molto comune: le valvole non chiudono mai “ermeticamente”, e un po’ di reflusso c’è sempre, con diversi gradi di rilevanza.
Per compensare il ritorno di sangue, il cuore accelera la frequenza del battito per aumentare la gittata: inoltre, rendendo un po’ meno, è possibile che si presenti affanno a un livello più basso di sforzo fisico.
Il soffio alla mitralica indica una probabile ipertrofia del ventricolo sinistro, mentre quello alla tricuspide (insufficienza tricuspidale) indica una probabile ipertrofia del ventricolo destro.
La percezione biologica che mantiene la Fase Attiva sul miocardio è “mi sento sopraffatto nel sostenere qualcuno” che è più grande, più in alto: per un destrimane il ventricolo destro è in relazione a mamma, il ventricolo sinistro è in relazione a papà, fratello maggiore o partner. Per il mancino è il contrario.
Può essere il caso, ad esempio, di qualcuno che si sente sopraffatto nel sostenere una persona molto malata e debilitata.
Non si tratta di accadimento e sostegno di un figlio piccolo, perché questo è un compito naturale che non ha bisogno di fisiologia speciale per essere portato a termine.
Tuttavia il vissuto è SEMPRE soggettivo in base alla singola percezione, unica e incomparabile: potrebbe allora trattarsi anche di un figlio già adulto in difficoltà, che il papà vecchio sente di non riuscire a sostenere, magari economicamente.
E’ proprio vero: quella persona “ha un cuore grande” (ipertrofico), perché cerca di sostenere tutti.
In una curva bifasica ideale, i sintomi si manifestano solo nel momento in cui “mi sento liberato da questo senso di sopraffazione nel sostenere qualcuno” (CL).
In quell’istante il miocardio inizia a riparare e a gonfiare, cedendo un po’ di forza e provocando i sintomi che hai visto poche righe fa.
Entro le 3 settimane successive avviene la Crisi Epilettoide (infarto del miocardio, che può passare inosservato) e quindi la PCL-B con il ritorno alla fisiologia normale.
E’ ipotesi accettata il fatto che un alto livello di pressione o l’ostruzione delle arterie siano causa di infarto, ma si noti invece come non ci sia un nesso tra il modo in cui circola il sangue e la reazione (sensata) del muscolo ventricolare.
Al contrario, è proprio la pressione molto bassa a essere non la causa, ma un segnale che ci può dare un’indicazione precisa sulla posizione dell’organismo all’interno del processo biologico.
Il cuore è un’eccezione nella regola della lateralità, poiché questa è invertita rispetto al normale. Si tratterebbe di una rotazione dell’organo di tre quarti avvenuta durante l’evoluzione, che inverte così la posizione dei ventricoli rispetto alla loro innervazione cerebrale.
Tratto da “Noi siamo il nostro corpo”
Creature di percezione concepite per imparare illimitatamente
di Mauro Sartorio