Atrofia
Muscolo-scheletrico: Atrofia, crampo, dolore muscolare
Atrofia, crampo, dolore muscolare
L’atrofia muscolare, gli strappi e stiramenti, i crampi (contrazioni toniche), i dolori muscolari e articolari, sono sintomi dello stesso processo di fisiologia speciale a conduzione del midollo cerebrale, il quale si occupa non del coordinamento motorio che abbiamo appena visto con la corteccia, ma del trofismo, della struttura del muscolo, della sua forza e “competitività”.
In Fase Attiva il midollo cerebrale riduce la funzionalità, ovvero riduce il tessuto muscolare: quindi, alla lunga, fa atrofia (senza dolore) e diminuzione della forza.
Il movimento non è compromesso ma a volte si potrebbe notare che il muscolo è più piccolo.
Immediatamente dopo la soluzione (CL) il muscolo si ricostruisce, gonfiando in 2-8 ore con dolore (per la trazione dei tessuti), e cedendo notevolmente forza, tonicità e sostegno, con il fine di limitare l’uso per tutto il periodo in cui è impegnato nella riparazione: è proprio in questa fase delicata (PCL-A) che il non rispetto della convalescenza può portare a strappi e stiramenti.
Se non si arriva sino al punto di stirare il muscolo, si può comunque notare che è debole e cedevole, ad esempio per una certa difficoltà a salire le scale che può durare per tutto il periodo della PCL-A (massimo 3 settimane).
Il processo di riparazione PCL è il medesimo che si attiva dopo un intenso sforzo muscolare, come quello che si può sperimentare dopo un duro allenamento in palestra: durante l’attività il muscolo dà il meglio di sé senza dolore (che impedirebbe il lavoro), mentre nelle ore successive è indolenzito e debole, poiché è in fase di ripristino delle fibre e richiede riposo.
La fase PCL-A del midollo cerebrale è tra le più notevoli in termini di sintomi, essendo caratterizzata da stanchezza, calore irradiante per la forte emanazione di infrarossi e dolori che, per la profonda riparazione in atto, possono essere molto intensi e difficilmente sono tenuti a bada dai medicinali.
La Crisi Epilettoide del muscolo si manifesta come crampo (contrazione tonica), e infine la PCL-B ripristina lentamente la fisiologia normale, con espulsione dei liquidi attraverso l’aumento della sudorazione e dell’urina.
In PCL-B è ancora presente dolore, ma solo al tatto.
I tentativi di distendere il muscolo durante il crampo equivalgono a opporsi alla Crisi Epilettoide, un processo necessario e non controllabile, che se incontra ostacoli tende a esasperarsi e rimanere sospeso.
Non solo, l’opposizione forzata alla naturale contrazione può danneggiare il muscolo; invece, quando lasciato fare, ha una durata massima di circa 30 secondi, durante i quali si può accompagnare il processo con brevi inspirazioni e lunghe espirazioni vagotonizzanti.
La percezione biologica che attiva i tessuti della struttura muscolare ha a che fare con la loro mansione: muoversi, trattenere, sostenere… in base alla specifica posizione del muscolo, con un sentito di “non riuscire a…”.
Per esempio “non riuscire a trattenere”, “non essere adeguato a sostenere” ecc.
Data la molteplicità delle funzioni dei diversi fasci muscolari, ognuno ha il suo particolare motivo per attivarsi.
Per esempio l’area del Tendine di Achille, che lavora molto negli scatti per balzare in avanti rapidamente, risponde alla percezione di “non essere abbastanza scattante, non riuscire a stare dietro”, o anche “non riuscire ad alzarsi sulle punte dei piedi per vedere oltre, per essere un po’ più alti”.
In Fase Attiva non c’è alcun sintomo; in riparazione, dalle 2 alle 8 ore dopo la CL del tipo “finalmente sono riuscito a essere scattante”, i tessuti a riposo iniziano a manifestare dolori e gonfiori.
La caviglia ha una funzione nel mantenere l’equilibrio, quindi in Fase Attiva la fisiologia speciale fa del suo meglio quando “non riesco a stare solidamente sui miei propri piedi”, “non riesco a camminare”.
Dolori muscolari all’arco del piede possono mostrarsi dopo un periodo in cui “mi sfugge la terra sotto i piedi”, “il terreno su cui poggio è instabile” nello sforzo di cercare di aggrapparvisi.
Il ginocchio è legato all’abilità con cui si compiono gesti atletici, in senso reale o traslato: una CL è un fatto concreto in cui la percezione è “sono riuscito ad andare, a stare dietro a qualcuno”.
Se il processo è sull’anca, la percezione biologica in Fase Attiva è “non riesco a salire” sia fisicamente che socialmente, “non riesco a inseguire o scappare”. Quindi la CL è un fatto concreto in cui “sono riuscito a salire, a inseguire”.
Se il movimento che fa male è quando si sollevano braccia e spalla verso l’alto, la Fase Attiva è caratterizzata da una percezione di “non riesco a fare come dico io”, “non riesco a scrollarmi di dosso qualcuno”, e quindi il dolore si presenta 2-8 ore dopo una CL del genere “sono riuscito a fare come dico io”.
Se il movimento dolorante della spalla è anteriore, verso avanti, la CL è un fatto concreto in cui “sono riuscito ad abbracciare, stringere a me, trattenere qualcuno”.
Se il dolore è posteriore nella scapola, nel movimento di spingere indietro con la spalla, la CL è un fatto concreto in cui “sono riuscito ad allontanare qualcuno o qualcosa da me”.
Gli arti superiori, in base al movimento, reagiscono con fisiologia speciale quando:
– “non riesco a trattenere” con i muscoli che tirano in dentro come quelli dell’avambraccio
– “non riesco ad allontanare” con i muscoli che buttano in fuori come quelli del gomito
– “non riesco ad avere polso”
– “non riesco a lavorare bene con le mani”.
Se fa male lo sterno, specialmente inspirando, la CL è stata “sono riuscito a prendermi il mio spazio per esistere”, “ho potuto gonfiare il petto e fare il galletto”.
Per tutte le combinazioni che mancano, è necessario ragionare: dove si trova il muscolo dolente e a cosa serve agli esseri viventi come me?
La lateralità del sintomo, è chiaro, fornisce informazioni fondamentali.
Il senso biologico di questi processi risiede nella fase finale: come tutti gli sportivi sanno bene, un muscolo, forzato un po’ oltre il suo limite, si presenterà la volta successiva con una tonicità, forza, dimensione maggiori per affrontare la nuova sfida.
Lo stesso Hamer chiama questa categoria “organi di lusso”, cioè che a ogni soluzione riparano con eccesso di tessuto per sostenere la richiesta di crescenti prestazioni da parte della vita.
Tratto da “Noi siamo il nostro corpo”
Creature di percezione concepite per imparare illimitatamente
di Mauro Sartorio